Roma, 9 giugno 2012
Grazie all’emozione della lettura di un dolore, grazie a
Giuliana, ho trovato le parole ed il coraggio per uscire dal silenzio, dalla
vergogna per rinascere a vita nuova.
Che sia una storia vissuta, pensata, immaginata, raccontata,
poco importa…
Ogni emozione rievoca la tua emozione, quella nascosta,
bloccata, rimasta incastrata per anni dalla vergogna, dalla paura, dalla colpa
che mai finirà.
Devo ancora proteggermi, devo ancora proteggermi, devo
ancora proteggermi…
E’ un pensiero invadente, possessivo, ossessivo, dominante…
E’ come un mantra, è un’ossessione che non lascia respirare.
Devo ancora proteggermi! Sono passati tanti anni, ma la
sensazione che resta e che troppo spesso riappare è proprio questa.
Devo ancora proteggermi, si, perchè molto spesso, anche nel
cuore della notte, quello lì, quell’uomo senza pudore e senza amore, nel dolore
riappare.
Devo ancora proteggermi perché adesso devo e posso, sono
grande abbastanza…
Devo ancora proteggermi perché non ho permesso, non ho
potuto, non ho voluto permettere, allora.
Troppo pochi 8 anni per capire, ma sono stati abbastanza per
avere paura, per avere vergogna, per provare ad uscire da quella specie di limbo
in cui non capisci che succede, ma senti che non ti piace…
Ci vorrebbe uno grande a cui chiedere, a cui raccontare ma
lui dice che proprio non si fa’… E’ il nostro segreto…
E tu stai zitta scegliendo, inconsapevole, innocente, quel
lungo silenzio complice e colpevole.
L’anno prima non l’avevi capito che quello non era un gioco
innocente, era una cosa segreta, un po’ strana, difficile da capire, per la
verità…
Ma che vuoi capire a quell’età! Sei piccola, sei troppo
piccola per renderti conto che quello non è un gioco, ma innocenza violata…
RENDIMI L’INNOCENZA, VIGLIACCO MESSERE!!!!
Non è tua, non ti appartiene e non apparterrà più neanche a
me.
Sarà il mio immenso dolore e la tua dannazione.
Come hai potuto?
Perché hai voluto?
Hai mai pensato a quanti danni, quei tuoi gesti insani, per
rubare qualche attimo di piacere perverso, avrebbero condannato quell’anima,
quel corpo immaturo che neanche ancora accennava a sbocciare?
Ho provato anche pena per te!
Sono fatta così anche un po’ per colpa tua… o, forse, dovrei
dire per merito?
NO! Per merito, no! Meriti non ne hai, non te ne posso
riconoscere, in alcun modo!
Sarebbe troppo, sarebbe veramente troppo! Difficile da
capire, anche questo, ancora oggi…
I pensieri sono lucidi, sicuri, anche se scomposti.
Ho lavorato, si, Dio solo sa quanto ci ho lavorato
Quante lacrime versate, quanto dolore, quanto sacrificio,
quanto tempo, danaro e risorse di ogni genere investiste, impegnate a cercare
di venire fuori dalla bolla soffocante che questo amore molesto era stata per
tanta parte della mia vita!!!!
Ce l’ho fatta! Posso dire che ce l’ho fatta, che non mi
vergogno più, che ho superato il senso di colpa per quell’innocente,
inconsapevole complicità.
Per anni, per troppi anni, tutto è rimasto sepolto sotto un
silenzio omertoso, sotto una coltre fatta di pudore, di vergogna e di paura e
di solitudine, di tanta e profonda solitudine e ancora, ossessivo, di silenzio
e di vergogna.
“Non si può dire!”
Questo proprio non si può dire!
Però non si poteva neanche fare
e lui, invece, l’ha fatto!” “E’ colpa tua! Perché glielo hai lasciato
fare?”
Sono cresciuta così, come ho potuto, nel silenzio, nella
vergogna, nella menzogna. Con l’incombenza del giudizio, della condanna di me, espressa
da me medesima, perché per molti anni, per più di venti lunghissimi anni, solo
io ho saputo…
Anzi, sapeva mo
solo io e lui, il mio carnefice, ma di lui non parlerò, lui non conta in questa
storia…
E’ solo veicolo, strumento perverso di quel dolore indotto,
dal quale solo io, con l’aiuto di Dio e dell’Umanità, posso finalmente
liberarmi…
Si, perché di Libertà si tratta! Di Libertà e di Verità, di
riappropriarsi della propria vita, della propria identità, ripartendo dai cocci
di una vita spezzata e più volte ridotta in frantumi che non posso incollare ma
trasformare in frammenti di un mosaico composto e variegato di luci e di ombre,
di pezzi splendenti e di pezzi opachi ,
in un disegno di chiaroscuri che delineano il volto di una nuova donna.
C’è una patina di grigio da solleva re,
una cappa di dolore da rimuovere.
Non si vede, sta lì, si scorge appena, ma rende vani tutti
gli sforzi, tutto il dolore.
In uno strano gioco di parole, di assonanze, di associazione
c’è un dolore che diventa colore, che scioglie il grigio e l’annulla…
Ma dove vanno a parare i pensieri, stanotte? Faccio fatica a
capire…
Ma, forse, è proprio quello che non bisogna fare! Non c’è
niente da capire, c’è solo da vivere, da assaporare e da sorridere: di Gioia,
di gusto e d’Amore…
Libertà e Verità, anzi, meglio, Libertà, Verità e Amore.
Tanto Amore: ritrovato, restituito, riassaporato e giusto, perché non ci sia
mai più il dolore delle cose da dire.
Buona vita
vs. Lulù