sabato 25 agosto 2012

Lettera aperta al Presidente della Repubblica da una cittadina qualunque


Monsano, 25/08/2012



Esimio signor Presidente,
mi chiamo Concetta Contini e sono una cittadina italiana.
Le scrivo in merito alla questione “trattativa Mafia-Stato” che sto seguendo, insieme all’approfondimento della conoscenza dei fenomeni mafiosi e delle loro implicazioni su società ed economia, da qualche anno a questa parte.
Ho profonda stima per Lei e rispetto per l’Istituzione da Lei rappresentata e mi rendo conto che, probabilmente, viste da fuori le cose sono diverse da come le può e le deve vedere Lei.
La querelle che si è aperta con la procura di Palermo e i fatti soprammenzionati mi preoccupa molto e mi ha spinta a scriverle con il cuore in mano e con l’ansia di chi teme che questa situazione faccia male alla Democrazia così precaria di questo nostro Paese.
Dal 2005, data in cui ho conosciuto Don Luigi Ciotti e la sua Associazione Libera, ho cominciato a cercare di capire le mafie, la mafiosità e ad educarmi sempre di più alla messa in pratica di tutti quei principi e quei valori che possono renderci cittadini partecipi e consapevoli dei diritti e dei doveri della Democrazia.
La Democrazia, governo del Popolo, comporta un’assunzione di responsabilità ed un rigore che, forse, troppo spesso noi cittadini italiani non siamo capaci di mettere in atto e rispettare.
Troppo spesso siamo, per così dire, border-line tra legalità e illegalità, spesso ai limiti tra guasconeria e civiltà…
Strano Paese quello che Le tocca presiedere, Sig. Presidente, strano Paese se pensiamo che siamo culla del diritto e della cultura che hanno purtroppo lasciato il posto a furbescherie e a comportamenti troppo spesso ai limiti della furfanteria, troppo spesso disponibili e tolleranti nei confronti di chi elude le regole e cerca mille rivoli per navigare in acque poco chiare.
Siamo un popolo strano, noi Italiani, più abituati e, forse, consoni ad essere più sudditi che cittadini consapevoli, responsabili e partecipi.
E’ proprio su questo tessuto culturale che si innesca la necessità di avere finalmente verità e giustizia sui fatti del 1992-1993 che hanno visto la morte di alcuni tra i più fedeli e acuti Servitori dello Stato e coinvolti troppi esponenti delle classi dirigenti di questo nostro Paese.
Sono nata e vissuta a Napoli fino a quasi 30 anni e, proprio nel 1992, il 12 luglio, una settimana prima della strage di via d’Amelio per trasferirmi nella Marche, a Chiaravalle, città che so a Lei molto cara, per cercare di garantire a me e alla mia famiglia un futuro migliore di quello che si prospettava nella nostra bellissima e martoriata Città.
Dopo qualche anno ho cominciato a lavorare in un’Amministrazione Locale della zona, avvicinandomi così alla realtà e al senso delle Istituzioni più vicine ai residenti e ai cittadini.
E’ lavorando al servizio della Comunità che mi paga lo stipendio che ho cominciato a capire il valore e il senso profondo delle Istituzione, la loro funzione di messa in atto e concretizzazione dei diritti e dei valori sanciti dalla Costituzione Italiana e dalle Carte Internazionali sui Diritti Umani.
Ho incontrato persone straordinarie che compiono il loro servizio di Amministratori pubblici con “disciplina ed onore”, così come richiamato dall’art. 54 della Costituzione, e che, con il loro impegno e lavoro, mi hanno insegnato cosa significhi concretamente essere servitori delle Stato e delle sue diverse forme amministrative. Ho acquisito cognizioni, spirito critico e attenzione a queste tematiche, locali e nazionali, che mi consentono di osservare che, purtroppo, non sempre  “disciplina e onore”  hanno caratterizzato e caratterizzano l’operato di alcuni rappresentati delle Istituzioni a tutti i livelli.
Ed è proprio su questo che si fonda il bisogno urgente e urente che ho provato, in questi giorni, di rivolgermi a Lei per manifestarLe le perplessità di una cittadina qualunque rispetto a cose così grandi ed importanti come i vent’anni di nebbia e fumosità sulle vicende legate alle stragi degli anni ’92-’93 e alla cosiddetta “trattativa Stato-Mafia”.
Ho imparato da personaggi autorevoli in materia, che da qualche hanno ho cominciato a seguire ed ascoltare ad ogni occasione possibile, che è proprio perché esiste ed è lampante la connivenza, la collusione, la complicità tra mafia, politica ed economia che esistono le criminalità organizzate di stampo mafioso e che si nutrono della poca attenzione e dell’inconsapevolezza o della volontà di molti di muoversi all’interno di quella zona grigia dove si vive di sfumature, di disattenzioni, di chiamiamole “leggerezze” che sono terra fertile per mafia & c e che rappresentano quelle condizioni di consenso ed accettazione dalle quali dobbiamo uscire come Società tutte e che dobbiamo far mancare alle mafie
E’ proprio questa la motivazione che mi spinge a manifestarLe il desiderio di comprendere profondamente e senza riserva alcuni le ragioni che L’hanno spinta a sollevare il conflitto di attribuzione delle indagine nei confronti della Procura di Palermo.
Sig. Presidente,
sono certa della sua buona fede e del fatto che Lei abbia tutte le ragioni formali per compiere l’atto di cui parliamo, ma Le chiedo se, nella sostanza, questa scelta, seppure doverosa e motivata, non sia stata deleteria e inopportuna in un momento così delicato ed importante per il nostro Paese e per la sua Democrazia, come quello che stiamo vivendo.
Forse le mie parole potranno sembrare ardite, forse non ci si rivolge così al più alto Rappresentante delle Istituzioni repubblicane, ma il mio è il desiderio appassionato e ardente di una figlia della Patria che cerca di capire come e quando questo Paese potrà venire fuori dalla melma in cui è stato cacciato dalla criminalità di alcuni suoi figli.
Negli ultimi anni ho ritrovato il senso profondo dei valori patriottici, senza nostalgie, chiaramente, in maniera moderna e attuale ho riscoperto i valori della Resistenza e della Partigianeria dei quali è profondamente intrisa la nostra Carta Costituzionale ed ho capito che ogni cittadino che non voglia essere passivo e parassita Deve impegnarsi per contribuire a costruire una Democrazia più forte e più libera.
Sig. Presidente,
credo che la libertà e la forza della Democrazia stiano e staranno nella capacità che avremo di fare i conti con il nostro passato, con i troppi “scheletri nell’armadio” che accompagnano la nostra vita sociale, politica ed economica almeno dal dopoguerra in poi.
In particolare ritengo che conoscere la verità sulle stragi che hanno funestato il nostro paese, in particolare quelle degli anni ’92-’93, sia l’ossigeno da apportare ad una società asfittica che sta morendo e che ha perso troppi punti di riferimento e di contatto con la sua classe dirigente e di rappresentanti.
Sig. Presidente,
Le chiedo umilmente scusa, ancora, per l’ardire di questa non più giovanissima donna che pensa e spera che ogni cittadina possa rivolgere al “suo” Presidente, con rispetto ed educazione, anche domande magari scomode.
Abbiamo bisogno di ricostruire un legame profondo con gli apparati della Democrazia che sono le Istituzioni, Parlamento in primis, che devono tornare ad essere i luoghi fisici e morali dove si esercitano le più alte attività civili e civiche della Società, abbiamo bisogno che la Verità e la Giustizia siano le uniche Ragioni di Stato a cui i rappresentanti di Esso siano tenuti a rispondere, ad essere fedeli, abbiamo assolutamente bisogno di ritrovare fiducia e rispetto nella Politica e nelle Istituzioni e di sentirci nuovamente garantiti nel Diritto e nella Democrazia dai rappresentanti di questo Paese.
Sig. Presidente,
vorrei tornare ad essere fiera di essere cittadina di questo Paese, meraviglioso e pieno di contraddizioni, vorrei tornare a poter sperare e a credere che il senso del Dovere, dello Stato, della Verità e della Giustizia siano le uniche motivazioni per cui si muovano Parlamentari, Ministri e Rappresentanti tutti delle Istituzioni.
Mi auguro che le mie parole non siano irrispettose o offensive, ma che possano essere un minuscolo contributo che aiuti a comprendere il disappunto e lo sconcerto che questi fatti, queste situazioni creano nella coscienza di una cittadina qualunque che cerca di essere attenta e partecipe, nonchè desiderosa di uno Stato che sappia garantire Democrazia, attraverso Verità e Giustizia, senza populismi e giustizialismi alcuni.
Ringrazio Lei ed il Suo staff per l’attenzione che vorrete dedicare a questi miei pensieri e Le faccio i miei più affettuosi auguri per il Suo lavoro e per la Vita tutta.
Con stima e rispetto
Concetta Contini

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